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Cartella di pagamento, che fare in caso di prescrizione
Prescrizione quinquennale e decennale: come fare cancellare una cartella esattoriale caduta prescritta sia con il ricorso al giudice che con l’istanza in autotutela.
Dopo la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del novembre 2016 [1], molte Commissioni Tributarie hanno superato gli indugi in merito alla prescrizione delle cartelle esattoriali, superando quell’orientamento secondo cui le famigerate richieste di pagamento dell’agente della riscossione scadrebbero dopo 10 anni. La “prescrizione” – è questo il termine corretto quando si vuol indicare il termine oltre il quale l’esattore non può più agire – dipende infatti dal tipo di tassa o dalla sanzione che viene riscossa. Per semplificare, le imposte erariali si prescrivono in 10 anni, i tributi locali invece in 5. Esce dal coro il bollo auto che si prescrive sempre in 3 anni. Tanto per fare un esempio, se non hai pagato l’Irpef o l’Iva dovrai sperare che, per un decennio dopo la notifica della cartella, non ti venga notificato nulla (ossia nessun sollecito, un fermo, un’ipoteca o un pignoramento). Se invece l’inadempimento si riferisce a Imu, Tari e Tasi hai solo cinque anni di attesa. E sempre cinque sono gli anni per le multe stradali, le sanzioni in genere, i contributi previdenziali dovuti all’Inps e quelli assistenziali dovuti all’Inail. Una volta però che hai capito che la cartella è scaduta, come devi muoverti per farla “cancellare”? In altri termini che fare in caso di prescrizione della cartella di pagamento? In questo articolo cercheremo di fornirti tutte le chiavi per comprendere come muoverti e come agire, nel rispetto ovviamente dei termini che ti sono concessi dalla legge.
Innanzitutto devi sapere quali sono i termini di prescrizione delle tasse. Li abbiamo indicati nell’articolo: Quando una cartella cade in prescrizione, ma qui faremo una veloce sintesi:
(**) Diverso è il caso in cui il contribuente abbia impugnato la cartella nei termini e abbia perso il giudizio. In tal caso, il titolo non è più la cartella esattoriale, ma la sentenza di condanna, la quale – per regola generale – si prescrive in 10 anni.
Una volta conosciuti i termini di prescrizione devi verificare se è trascorso tale tempo dall’ultima notifica che hai ricevuto da parte dell’esattore. Se dopo la cartella non ti è arrivato nulla, devi considerare la data di ricevimento della cartella stessa e contare tanti anni fino al giorno d’oggi. Invece se ti è arrivato un sollecito, una intimazione di pagamento, un fermo, un’ipoteca o un tentativo di pignoramento (evidentemente non andato a buon fine, altrimenti non ti porresti più il problema di far cancellare la cartella) devi partire dalla data di questo ulteriore atto.
Se non sei ordinato o credi di non aver ritirato qualche atto alla posta, puoi chiedere un estratto di ruolo all’agente della riscossione e da lì risalire a tutte le notifiche che ti sono state fatte; dopodiché, se non ti fidi di ciò che c’è scritto su tale documento puoi fare una richiesta di accesso agli atti e così controllare tutte le firme sulle raccomandate o gli indirizzi di spedizione.
Vediamo comunque come farsi cancellare una cartella prescritta.
Sia che si tratti di prescrizione decennale che quinquennale, il metodo di difesa è unico e identico: devi chiedere la cancellazione della cartella. Non ti illudere: non è con una semplice richiesta all’agente della riscossione che questa verrà eliminata dal tuo “estratto di ruolo”, sebbene sarebbe un’operazione molto semplice e legale.
Difatti, potresti chiedere lo sgravio del debito con una istanza in autotutela, che però il più delle volte non viene presa in considerazione. Poiché però non comporta alcun costo e la puoi fare anche tu stesso, ti spiegheremo come procedere.
Come ti dicevo, l’istanza può essere presentata in carta libera e senza particolari formalità. Ma per come è facile fare un’istanza in autotutela è altrettanto facile vedersela rigettare o, ancora più spesso, non avere risposta. Il silenzio è considerato “rigetto”.
Per far valere la prescrizione di una cartella di pagamento devi presentare ricorso al giudice competente. Questi è:
Quindi in realtà l’onere della prova lo ha l’esattore.
Le prove devono essere le notifiche. E le notifiche devono essere state fatte regolarmente. Ad esempio, se si tratta di una raccomandata deve essere depositato l’avviso di ricevimento (non basta né la copia, a meno che non sia stata autenticata, né l’estratto di ruolo); se si tratta di una consegna a mano è necessaria la relazione di notifica del messo notificatore. Se al momento della consegna della cartella non eri a casa, è necessario esibire anche la prova della seconda raccomandata, quella che ti informa della giacenza dell’atto presso l’ufficio postale o la Casa comunale.